Ieri sera, venerdì primo Maggio, si è aperta la stagione
d’EXPO al Teatro alla Scala, con la prima della Turandot di Giacomo Puccini,
sotto la direzione di uno strabiliante Riccardo Chailly, nuovo direttore
principale del teatro.
L’opera “non finita” del maestro lucchese prende vita sul
palco scaligero con la regia del visionario Nikolaus Lehenoff, la cui
produzione è stata creata nel 2002 dall’Opera Nazionale Olandese. Questi ha
dato una rilettura moderna dell’ultima opera pucciniana, privandola di esotismi
orientali e creando un’atmosfera in bilico tra circense e grottesco,
caratterizzata da figure mascherate che si muovono in modo kabuki e coro armato
di coltello che appariva e scompariva dal palco.
Lo scenografo Raimound Bauer, è riuscito a minimizzare il
sontuoso palazzo reale di Pechino ad una spigolosa struttura plastica che
cambia colore in continuazione, dai toni di un accesso rosso carmino ad un
pallido violaceo.
I costumi, curati da Andrea Schimdt-Futterer, sono
rivisitati in uno stile quasi “mcqueeniano”, con chiari riferimenti alla
modisteria di Philipp Treacy. Invece, i tre ministri Ping, Pong, Pang, con la
faccia dipinda di bianco, rossetto scuro, e costumi bianchi e neri dalle ampie
spalle e braccia, sembrano rimandare al personaggio di Klausi Nomi.
Una meravigliosa Nina Stemme, che abbiamo già visto nella
prima scaligera de La Valchiria di Wagner nel 2010, ha vestito i panni della
cattiva principessa Turandot ed è entrata in scena facendo tremare il pubblico
con la sua voce.
Ma ancora più apprezzata è stata la Liù di Maria Agresta che
cantando Tanto amore, segreto e
inconfessato, ha emozionato il teatro ed è stata ricoperta da una valanga di
applausi.
Un po’ sotto tono è stato invece il principe ignoto Calaf,
interpretato da Aleksandrs Antonenko, il cui Nessundorma, probabilmente sarà
riuscito ad emozionare qualcuno, ma non è stato abbastanza potente da strappare
un applauso.
L’opera si è conclusa con il finale di Luciano Berio,
scritto nel 2001, un finale costruito sugli ultimi schizzi lasciati da Puccini,
che voleva si chiudesse come il Tristano di Wagner, con questa musica che
andava piano piano ad abbassarsi, fino alla chiusura del sipario.
Questa rivisitazione per quanto moderna, è stata ben
apprezzata dal classico pubblico scaligero, da cui eravamo tutti pronti ad
aspettarci i soliti fischi finali, invece il tutto è stato concluso da 11
minuti di applausi.
Il teatro era gremito di personalità tra le quali: Giorgio
Armani; Carla Fracci; Mario Monti; il Presidente del Consiglio Matteo Renzi,
con moglie e figlia; l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano; il
presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni; il sindaco di Milano,
Giuliano Pisapia e l’ex sindaco di Milano, Letizia Moratti.
Yesterday nigth, friday 1st of May, it was the opening of
the EXPO season at Teatro alla Scala, wich started with the premier of Turandot by Giacomo Puccini, directed by an amazing Riccardo Chailly, the new
theater chief conductor.
Master Puccini’s “unfinished” opera, comes to life on the
Scala’s stage thanks to the visionary stage director Nikolaus Lehenoff, whose
production was created in 2002 by Dutch National Opera. The stage director gave
a modern reinterpretation of the last Puccini opera, by depriving it of any
Eastern exoticism and creating an atmosphere between circus and grotesque,
characterized by masked characters who moved in a kabuki way and by a choir
armed with knives that kept appearing and disappearing from the stage.
The scenographer Raimond Bauer, was able to reduced the Beijing
luxurious royal palace to a sharp plastic building wich was constantly changing
colour, from the shades of a carmine red to a pale purple.
The costumes, made by Andrea Schmidt-Futterer, were
reinterpreted in an almost “McQueen-ish way”, with references to Philip
Treacy’s hats. On the other hand, the three ministers, Ping, Pong, Pang, with
painted white faces, dark lips, wearing black and white costumes, with big
shoulders and arms, seemed to remind the Klaus Nomi character.
An amazing Nina Stemme, whom we had already seen on the
Scala premiere of Wagner’s The Valkyrie in 2010, played the role of the evil
princess Turandot and entered on the stage moving the theater’s public simply
with her voice.
Even more appreciated was Liu, interpreted by Maria Agresta who, singing Tanto amore,
segreto e incoffessato excited the theater and she was covered in applause.
The performance of prince Calaf, interpreted by Alexandrs
Antonenko, wasn’t good: his Nessundorma, may have excited some people, but it
didn’t recive any applause.
The opera ended with the finale of Luciano Berio, written in
2001, based on the last drafts left by Puccini,
who wanted it to end like Wagner’s Tristano, with the music slowly
fanding away, until the final curtain.
This modern reinterpretation, was well appreciated by the
habitual Scala public, from wich we were expecting the classic boos at the end,
but, instead, the whole show was ended by 11 minutes of applause.
The theater was crowded by personalities such as: Giorgio
Armani; Carla Fracci; Mario Monti; the Prime Minister Matteo Renzi, with wife and
daughter; the former President Giorgio Napolitano; the President of the Regione
Lombardia, Roberto Maroni; the mayor of Milan, Giuliano Pisapia and the former
mayor of Milan, Letizia Moratti.
Luca Postacchini
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